Sunday, August 19, 2001

sogni di perseo

Sto dormendo, anzi no, sono sveglio ma fingo di dormire. L’uomo con la barba entra nella stanza, mi guarda, crede che io stia dormendo. Avverto il suo affetto per me, è come una coperta che mi avvolge, ed io spero che niente potrà mai crollare, non di nuovo. Ma c’è qualcos’altro, prima non capisco, poi comprendo: è un ago di angoscia che penetra in me e rilascia il suo veleno… proviene da lui. Mi domando cosa abbia da temere. Mi volto e vedo l’uomo con la barba alla porta, mi augura la buona notte, se ne va. Dopo un po’ le emozioni si placano, ma una domanda continua a galleggiare: niente potrà mai crollare, vero?

Nero, il colore nero, il colore della paura. Affiorano dei ricordi, credo siano miei. Ricordo una fuga, molta gente che ha paura ed ansima. L’ansimare di un uomo con la barba sulla mia nuca. Distribuisce ordini con fare sicuro e determinato ma è preoccupato, lo sento; forse ha paura? Per me questo non è possibile. Fuggiamo, ma non so da cosa e perché. Chi ci sta cacciando? Devo correre, ma non ce la faccio. L’uomo con la barba mi prende per un braccio, mi vuole aiutare. Ma poi è costretto ad affidarmi a qualcuno. Corriamo ed ho paura, poi arriva il buio, l’oblio, il nero.

Fatica, sudore, caldo. Il dolore dell’animo, un dolore dell’animo: solitudine. Non ero mai stato solo finora, adesso invece lo sono. Cosa devo fare? Correre? Sperare? Aspettare? Mi prenderanno? Poi la certezza: “sì, ti prenderanno”. Non c'è più nessuno qui a proteggermi. Smetto di correre, attendo chi mi salvi… o il mio destino.

Fatica, sudore, caldo. Rivivo delle sensazioni spiacevoli. Perché sono in questo buco? Perché sto scavando? Lavoro per sopravvivere, la mia volontà di sopravvivere è suprema, ma il mio giovane corpo non riesce a supportare la mia volontà. Cado sfinito, accanto a me qualcuno viene a controllare se sono morto, Mi rialzo, continuo a lavorare. Sopravviverò a questo lurido buco.

Sudore, caldo, una notte calda e torrida, non sto lavorando, qualcosa accade nella tenda intorno a me… una rivolta! Mi alzo, colgo l’occasione. Il mio spirito si accende: ci si spinge, si lotta, alcuni cadono uccisi, altri sono solo tramortiti. Tutto finisce in fretta, l’occasione è svanita, vengo picchiato… ci sarà mai un futuro diverso da questo? Dopo poco arriva qualcuno: un uomo alto, pallido, severo in volto, con il viso allungato oltre misura, è calvo e questo lo rende ancora più inquietante. I bruti gli spiegano cosa è successo, lui osserva, annuisce. I bruti lo temono, lo so, lo capisco. L’uomo pallido ci osserva, con disprezzo, sputa addosso a qualcuno che si butta ai suoi piedi implorando pietà. L’uomo alto e pallido dà ordine di farci uccidere tutti, pubblicamente, e si sparge il terrore. Poi un evento inaspettato: il suo sguardo si posa sul mio. Mi guarda, mi scruta, mi osserva. Vedo curiosità, poi un certo stupore nei suoi occhi. Vengo portato di fronte a lui, mi scruta, mi gira, mi strappa i vestiti sulla schiena, lo sento rimanere senza fiato. Poi… di nuovo il buio.

Cavetti partono dal mio corpo, piccoli tubicini, aghi, ventose, sono nudo, sono immerso in un qualche liquido. Ho la consapevolezza di essere sveglio, ma il mio corpo dorme. È come vedersi dall’esterno, se mai fosse possibile. Questa stanza è piena di cose strane, cose che non comprendo, ma c’è dell’altro, posso vedere distante, oltre questa stanza. E’ una coltura, non vi coltivano cibo, ma uova, pallide, umide, una si spezza, si apre, suona un allarme, qualcuno viene, raccoglie il biancastro contenuto dell’uovo e lo porta via. Vengo bruscamente risvegliato: è come sentirsi risucchiare ogni particella di sé verso le catene del proprio limite fisico, sono improvvisamente e dolorosamente catapultato di nuovo in me, nel mio corpo, sono sveglio. Di fronte a me, deformato dal liquido che mi avvolge, un uomo. Si tira un’orribile cavo proveniente dalla sua nuca e poi un altro ancora. Li inserisce alla base del tubo dove sono costretto. Poi… è tortura, sta entrando dentro di me, lo respingo con tutte le mie forze, ma lui avanza implacabile, verso la mia essenza, tocca cose che nessuno aveva mai toccato, provo sensazioni artificiose da lui generate. Il mio odio trabocca insieme al mio dolore, perdo i sensi.

È un periodo di serenità, le ferite si rimarginano, la paura scema. Vivo tra persone che sono evidentemente dei reietti della società: spesso sono uomini deformi, che ai miei occhi invecchiano velocemente, hanno cicatrici, sono timorosi. Uno tra loro è, senza ombra di dubbio, il loro leader. Un uomo con dei grossi baffi, ha un solo occhio, l’altro è coperto da una benda. È stempiato e ha i capelli neri. Non è molto alto ed è un po’ corpulento, cammina male ed ha anche una cicatrice alla base del collo. Ma nonostante il suo aspetto poco insigne tutti lo rispettano come il capo, mi ricorda l’uomo con la barba. Insieme all’uomo coi baffi ricordo una ragazza a cui lui mi ha affidato perché fossi guarito: è strana, di una bellezza inquietante: ha la pelle di alabastro e i capelli bianchi, gli occhi sono di un azzurro pallidissimo e la pupilla non è nera, ma bianca anch’essa. Si muove diafana, ma decisa tra i poveracci che abitano questo luogo. Molti la guardano con timore reverenziale, ma lei vive al di sopra di tutto e di tutti. Non so chi mi ha portato qui, ma so che non avrei mai potuto farcela da solo. Non so perché non ricordo molto, ma so che sono stato per molto tempo in questo posto.

Poi tutto ad un tratto è tornato il buio e l’oblio nella mia mente. Tutto svanisce di nuovo, come un sogno che lentamente si dissolve e di cui non è possibile serbar ricordo. “Tutto scorre con la corrente” dice una voce calda a cui mi appiglio. È la voce di una donna, al fianco dell’uomo con la barba. Dove mi sveglierò la prossima volta? Provo sconforto, ma questa volta sono pronto e lotterò fino allo strenuo delle forze!

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